Rapiscimi Luna, portami tra le candele della notte e i tappeti di sfumate nuvole, fammi arrivare più vicino ai lontani e invisibili pianeti. Presentami la tua pace di solitudine, soffiami la tua polvere di fresco marmo, portami nel limbo tra ombra e luce che il mio titubante grigiore amerebbe come padre, fammi provare la leggerezza di un uccellino appena lasciato il nido. Poggerò la mia guancia sul tuo viso pallido chiudendo i miei bruni occhi lasciando che la tua voce di zucchero filato, dia un dolce sorriso alle labbra che, bisognose di sapore, assaggiano spesso l’amarezza.